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Licenziato dopo anni da precario. Ecco il dramma di Giuseppe e di tanti altri uomini e donne che vivono alla giornata


Quella che raccontiamo oggi è una storia vera, come tante altre, specchio di una realtà comune in molte città italiane in un periodo di crisi. Ce la racconta Giuseppe, un nome di fantasia perché il nostro interlocutore vuole mantenere l’anonimato, per non perdere le ultime residue speranze di trovare un posto di lavoro, ma che sia Giuseppe, Luisa, Marco, Mirella o tanti altri non fa differenza perché questa è la realtà.

Giuseppe è stato licenziato. Senza più un lavoro, all’improvviso. E’ uno dei tanti precari “scaricati”, quei “senza tutela”  perchè il contratto interinale tutela e sicurezza non te ne può dare, per la sua stessa natura.

Ma come ci si sente, quando ti ritrovi, un giorno per l’altro, senza un domani? La voce è ferma, sicura di sè e di quello che dice, nella tranquillità dell’anonimato che gli abbiamo garantito per raccogliere la sua testimonianza.

E’ la protesta e l’indignazione di chi è stato “liquidato” dall’agenzia di lavoro temporaneo con un contratto non rinnovato, senza un motivo, senza una ragione. Ed è una storia vera, che accade qui, a Tortona, ma, contemporaneamente,  in molte altre città italiane.

Una storia che coinvolge migliaia e migliaia di persone, uguale a tante altre, di quelle che il più delle volte rimangono taciute, soffocate dall’orgoglio ferito, dall’umiliazione e, spesso, dalla disperazione.

La persona che abbiamo incontrato invece non tace, vuole parlarne e ci racconta tutto. Tutto quello che, a suo avviso, c’è di sbagliato in questo sistema. Lo fa con la determinazione di chi si sta misurando con un torto subito ingiustamente, cercando una risposta che non sia la più scontata, alla ricerca di un “perchè?”

Certo si trattava di un lavoro “precario”  ma appare anche legittimo domandarsi come mai, pur avendo accettato tanta flessibilità, a volte sottocosto, e senza prospettive di carriera, ci si ritrovi, all’improvviso, senza lavoro.

 

NON SERVI PIU’

“In ditta non hanno più bisogno di te, c’è crisi, la produzione è calata”. La doccia fredda arriva al termine di una giornata fatta di alti e bassi, trascorsa tra i “Tranquillo, non c’è problema” ed i più sibillini “Richiamaci dopo, non sappiamo ancora nulla”.

Ora invece lo sai. Il contratto è scaduto e non ti sarà rinnovato. Certo, il lavoro era umiliante, ma sei sempre stata una persona seria e affidabile, non hai mai guardato l’orologio quando c’era da lavorare, non hai mai alzato la testa, non hai mai risposto male.

Poi, dopo aver rivissuto come un film quei sei mesi trascorsi tra la fatica dei turni di notte e la gioia della continuità nel lavoro, arriva il momento in cui te ne fai una ragione: la produzione è calata, così ti hanno detto all’agenzia interinale, è naturale che non rinnovano il contratto in questi casi. Fa parte delle regole del gioco, loro ti fanno lavorare, ma solo quando serve.

Adesso vuoi capire come funziona, quel “dietro le quinte” vuoi sapere. Inizi a parlare con altri lavoratori interinali che ti raccontano le loro esperienze, raccogli le informazioni su come funziona con altre agenzie e in altre aziende che utilizzano il contratto di somministrazione. E ce lo racconti.

 

L’INGHIPPO DELLE AGENZIE INTERINALI

Lo sanno tutti: la richiesta di prestazione di servizi interinali risponde a bisogni di servizio specifici e limitati nel tempo; bisogni che evolvono e che giungono ad un loro termine naturale. Ma se fosse vero, nessuno dovrebbe prendere il posto della persona licenziata, perchè il “bisogno di servizio” é praticamente terminato.  Accade spesso, però,  che qualcuno venga licenziato ed altri prendano il suo posto, magari anche nella stessa ditta, per fare lo stesso lavoro.

In realtà non si potrebbe nemmeno parlare di licenziamento del lavoratore interinale, perchè secondo le norme, le persone che prestano servizi interinali tramite agenzia lo fanno per un periodo limitato, predefinito.

Ineccepibile nella forma, ma in realtà, nella sostanza, si inizia a lavorare con un contratto di prova di un mese e poi subentrano le proroghe, con il contratto rinnovato per altri due mesi, nuovamente rinnovato per ulteriori tre mesi e così via. Ma allora, quale dovrebbe essere il periodo predefinito? Un mese, due, cinque…?

Una “flessibilità” che poi, in ultima istanza, grava sulle spalle dei lavoratori, lasciati a casa un giorno per l’altro.

Si vengono a sapere anche altri dettagli, ad esempio che le agenzie interinali hanno premi ed incentivi assumendo gente sempre nuova, facendo contratti nuovi. I lavoratori sono semplici volumi di numeri da aumentare, per il raggiungimento degli obiettivi.

 

STRANIERI PRIVILEGIATI RISPETTO AGLI ITALIANI?

Veniamo anche a sapere che per i lavoratori provenienti da determinati paesi dell’Unione Europea esistono dei regimi agevolati sui contributi,previdenziali, con il 50% a carico dello Stato italiano per ben due anni, mentre non esiste niente di simile per un lavoratore di nazionalità italiana.

Nessun incentivo per dare occupazione ai connazionali. Sembra incredibile a noi per primi che raccogliamo questa informazione, ma la dovizia di particolari con cui ci viene riferito questo aspetto della materia ci obbliga a prenderne in considerazione  l’attendibilità.

In ultima analisi, alcune riflessioni sono d’obbligo: questo continuo ricambio di personale sempre nuovo, che professionalità può garantire? In tema di prevenzione infortuni, impiegare persone sempre nuove ed inesperte, anche in presenza di norme e attrezzature antinfortunistiche, non risulta estremamente rischioso?

“Funziona così” rispondono le agenzie interinali. Per loro le persone sono come tanti numeri, ma per Giuseppe e per tantissimi altri padri e madri di famiglia essere un numero e per di più senza futuro, è un dramma. Come vivranno adesso?

Annamaria Agosti



 19 ottobre 2012

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