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PENSIERI: Ma chi ha ragione nella vicenda dei braccianti di Castelnuovo Scrivia?

Gli ultimi episodi che stanno succedendo a Castelnuovo Scrivia tra i braccianti marocchini e l’azienda agricola “Lazzaro” aprono forti interrogativi sul comportamento umano delle persone e rappresentano sicuramente lo specchio di come sia difficile comportarsi in modo onesto e sopra le parti.

La vicenda è nota: un gruppo di 40 immigrati marocchini, sostenuti dai sindacati e da alcuni partiti smette all’improvviso di lavorare attuando un presidio sulla strada provinciale, bloccando il traffico perché il “padrone” non pagava loro gli stipendi.

Stipendi “da fame” perché secondo l’accusa le persone erano pagate un euro all’ora per raccogliere verdura, trattate come bestie, costrette a lavorare 15 ore al giorno sotto il sole portandosi pure il cibo da casa.

I 40 immigrati alla fine si sono ribellati, ma come da loro stessi affermato, non tanto perché erano pagati pochissimo, ma perché quella miseria di stipendio non gli veniva neppure data.

Per stessa ammissione di alcuni presenti, non sono state le condizioni disumane – censurabili assolutamente – a sollevare la protesta dei marocchini, ma il fatto che non venivano pagati.

Secondo logica, quindi, se il datore di lavoro li avesse pagati regolarmente, è lecito pensare che tutti e 40 gli immigrati – fra cui 14 irregolari che lavorano “in nero” – avrebbero tranquillamente continuato a percepire un euro all’ora senza sollevare tutto il polverone che è venuto a galla.

La vicenda, per fortuna, invece, è salita agli onori della cronaca: sulla vicenda sono intervenuti i carabinieri, gli imprenditori sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Tortona.

Ai titolari delle due aziende Lazzaro è stato contestato il pagamento di 80 mila euro di “multa” e 100 mila euro di contributi non versati, somme che – com’è giusto che sia – verranno pagate (si spera) dal datore di lavoro, mentre la giustizia farà il suo corso, visto che nei confronti dei due imprenditori pendono accuse anche pesanti.

Non solo: ma i titolari dell’ azienda agricola sono stati costretti ad assumere – almeno fino al 31 luglio – 26 dei 40 braccianti.

Una storia che sembrava conclusa, ma l’azienda agricola, che comprensibilmente non può certo amare questi nordafricani, ha deciso di assumere – oltre ai 26 marocchini – altre 13 persone di una cooperativa di Brescia, non essendo obbligati a far lavorare i 14 marocchini sprovvisti del permesso di soggiorno. Le aziende Lazzaro giustificano questa scelta nell’ambito della loro libertà imprenditoriale: ribadiscono che loro possono decidere di assumere chi vogliono e che l’azienda è la loro, per cui nessuno può andare a comandare in casa d’altri.

E qui scoppia nuovamente il caso: i marocchini si ribellano e protestano e danno vita ad un nuovo presidio. Giusto? Sbagliato?

Fino a che punto i dipendenti, sindacati, e partiti possono influire sulle scelte imprenditoriali di un singolo privato?

E – dettaglio tutt’altro che trascurabile – è giusto che le forze dell’ordine siano state costrette a rimanere decine di giorni “impegnate” a controllare il presidio, e nella giornata di sabato intervenire nuovamente per evitare guai?

 21 luglio 2012

 

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