Quella che si annuncia è una vera e propria rivoluzione: la normativa statale prevede che i Comuni sotto i 5000 abitanti in pianura e sotto i 3000 abitanti in montagna debbano gestire in forma associata le funzioni fondamentali attraverso l’unione o la convenzione. L’articolo 19 del decreto 95 (in fase di conversione) ha ridefinito le funzioni fondamentali, che sono: organizzazione generale dell’amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; organizzazione dei servizi pubblici; catasto; pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale; pianificazione di protezione civile e coordinamento dei primi soccorsi; organizzazione e gestione dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti e relativi tributi; edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; polizia municipale e polizia amministrativa locale; tenuta dei registri di stato civile.
I Comuni dovranno gestire in forma associata 3 di queste funzioni entro il 1° gennaio 2013 e le altre entro il 1° gennaio 2014. I comuni sotto i 1000 abitanti potranno aderire a un’unione senza perdere il bilancio.
La legge, rivista nei dettagli, è stata approvata dalla Commissione regionale ed è il frutto di un lungo confronto con i territori, con le associazioni delle autonomie locali, con le organizzazioni sindacali e con le forze di maggioranza e opposizione all’interno del Consiglio regionale. Il lavoro di questi mesi consegna ai 1206 Comuni piemontesi una legge costruita sulla realtà della nostra Regione, che semplifica e consente agli amministratori di riorganizzare i servizi in base alla normativa statale”: lo dichiara l’assessore regionale agli Enti Locali Elena Maccanti al termine della I Commissione che questa mattina ha approvato il disegno di legge sui piccoli Comuni e sulla gestione associata. Il provvedimento passerà all’esame dell’aula nei primi giorni di settembre.
I PICCOLI COMUNI E LE COMUNITA’ MONTANE
“La nostra legge – spiega Elena Maccanti – si basa su un principio cardine: è il Comune al centro del sistema, ed è il Comune che deve poter decidere con chi gestire le sue funzioni e con quali modalità”.
Limiti minimi demografici. Il Piemonte abbassa la soglia demografica prevista a livello nazionale (10 mila abitanti) e la fissa a 3.000 per la montagna e la collina e a 5.000 per la pianura. Rispetto alla proposta iniziale è stato elevato a 40.000 il limite minimo per la funzione sociale, nella consapevolezza che per garantire l’efficienza e l’erogazione dei servizi siano necessari ambiti più ampi. Ovviamente, per entrambi i limiti saranno concesse deroghe motivate.
Unione e convenzione. La legge pone sullo stesso piano i due strumenti di gestione associata, unione e convenzione, e chiarisce anche che non sono alternativi, ma possono essere usati insieme per raggiungere diversi ambiti territoriali. Si introducono inoltre principi che rendono la convenzione più stabile, come la durata triennale e la definizione dei rapporti economici tra i contraenti.
Comunità montane. Nessuna marcia indietro sulle Comunità montane, che si trasformeranno in forme aggregative su volontà dei Comuni aderenti riconoscendone la peculiarità montana. La legge affida un ruolo all’assemblea dei sindaci, che sottoporrà ai Comuni una proposta di ambito territoriale, proposta che potrà essere approvata o modificata dagli stessi enti locali. Il comune mantiene la sua autonomia decisionale ma l’assemblea dei sindaci può cercare di guidare il percorso. Infine, nel caso in cui tutti i Comuni appartenenti a una comunità decidano di costituire un’unione montana non ci sarà soluzione di continuità né bisogno di un commissario per il riparto. Il Commissario verrà invece nominato in tutti gli altri casi.
Funzioni e fiscalità delle ex Comunità montane. Le funzioni gestite dalle Comunità Montane verranno riordinate e attribuite ai Comuni, che dovranno gestirle in forma obbligatoriamente associata. Alle funzioni corrisponderà anche una fiscalità, che deriverà da una parte delle tasse prodotte nei territori montani.
Personale delle Comunità montane. Sono stati accolti gli emendamenti delle organizzazioni sindacali. La Regione trasferirà le funzioni e il personale, insieme alle risorse finanziarie per sostenerli, alle nuove aggregazioni e incentiverà i Comuni che assumeranno il personale, che invece non è legato a queste funzioni, con contributi economici, provvedendo anche alla loro riqualificazione.
27 luglio 2012