Il Comune di Alessandria é in dissesto finanziario. La delibera di disseto è stata votata dal consiglio comunale all’una e un quarto di venerdì 13 luglio 2012 dopo oltre cinque ore di discussione in un consiglio comunale che sembrava non aver mai fine dove sono praticamente intervenuti tutti i consiglieri comunali.
Una data storica per la città di Alessandria che è diventato il primo Comune capoluogo di provincia nella storia d’Italia per cui è stato dichiarato il dissesto finanziario.
Tantissimi gli interventi che è impossibile raggrupparli e condensarli tutti.
A parte pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di apertura di Rita Rossa, che alla fine della seduta consiliare si è tolta ulteriori sassolini dalle scarpe, rincarando la dose accusando anche l’ex assessore Vandone.
Pesantissima la replica finale del sindaco Rita Rossa: “ci siamo venduti i gioielli di famiglia per comperarci l’auto di lusso – ha detto il sindaco – ci sono 78 milioni di euro di debiti nei confronti delle partecipate, sono state assunte persone senza concorso pubblico, aumentando in modo esponenziale le assunzioni nelle Partecipate. Non si è voluta vedere la sofferenza delle aziende partecipate. Un esempio? E’ stato cambiato il modo di attuare la raccolta dei rifiuti, cambiando il porta a porta gravando sull’azienda con milioni di spesa per non garantire la percentuale di raccolta differenziata, avere i cassonetti sulle strade e l’azienda in crisi.”
Hanno votato a favore del dissesto i 21 consiglieri della maggioranza, si sono astenuti Lega Nord ed Udc, mentre Pdl e Movimento 5 stelle non hanno partecipato al voto.
Come ha detto il sindaco, votare il dissesto era un atto dovuto, perché l’alternativa sarebbe stato il Commissario prefettizio e nuove elezioni fra un anno.
Per gli alessandrini si apre un periodo difficile e di grande sofferenza: a gestire le finanze comunali adesso arriverà un triumvirato che dovrà ripianare i debiti che sono quasi 80 milioni di euro complessivi
Le legge prevede che tutte le tasse locali saranno portate al massimo, così come i servizi a domanda individuale. La crisi nella crisi, insomma.
Tutto grazie ad un modo di organizzare la finanza molto “particolare”.
Tutti hanno dato la colpa al sindaco Piercarlo Fabbio e all’assessore alle finanze Luciano Vandone, ma la domanda che viene spontanea e che nessuno ha fatto è: possibile che un docente riconosciuto universalmente capace come l’ex assessore Vandone considerato da molti tra i migliori sulla piazza nel settore, abbia improvvisamente deciso di effettuare scelte così dubbie e scellerate che hanno finito per portare il Comune al dissesto? Possibile che non si sia accorto per tempo che la strada era sbagliata, pur con tutta la sua esperienza? E per quale motivo avrebbe mai dovuto compiere certe scelte che – a posteriori – si sono rivelate così completamente sballate da portare Il Comune ad una situazione senza eguali, unica in Italia, come se fosse il primo sprovveduto?
Domande destinate a rimanere senza risposta.
L’unica cosa certa è che Alessandria, adesso è in ginocchio e chissà per quanto tempo rimarrà così.
Angelo Bottiroli
13 luglio 2012