Questa la ricostruzione dell’omicidio di Giuseppe Pulerà, il 60enne tortonese gestore del Night “Il Leopardo” sulla statale per Alessandria, morto ammazzano con tre colpi di pistola che hanno raggiunto l’addome.
Un’indagine che si è conclusa in neppure 50 giorni grazie all’abilità dimostrata dai carabinieri di Alessandria e Tortona, che, unita ai mezzi tecnologici (videocamere ed intercettazioni telefoniche) hanno subito ristretto il campo dei sospettati.
La comunicazione dell’arresto dell’esecutore materiale dell’omicidio e dei suoi tre complici, tutti in carcere, per concorso in omicidio a scopo di rapina, lesioni personali e porto abusivo di armi, è stata effettuata durante una conferenza stampa tenuta dal procuratore della Repubblica di Tortona, Bruno Rapetti, che si è svolta martedì mattina presso il Comando provinciale dei carabinieri di Alessandria alla presenza del colonnello Marcello Bergamini e del vice comandante della compagnia di Tortona Mario Giardino.
Quattro le persone arrestate: Jorge Jose’ Ochoa Yunga, 24 anni, nato in Ecuador residente a Seveso in provincia di Milano, in via Montecatini 8, coniugato, fermato all’aeroporto di Milano Malpensa; Ivan Selman, 31 anni, nato a Bollate, residente a Limbiate, in via Marconi 91, celibe, già con precedenti penali per reati contro il patrimonio, fermato a Limbiate; Salvatore Cavaliere, nato a Cassano allo Jonio, residente a Cogliate (Milano), in via IV Novembre 32, manovale, con precedenti di droga,, fermato a Limbiate e Pietro Conforti, 41 anni, nato a Cosenza, residente a Bovisio Masciago (Monza), in via Comasinella 8, celibe, imprenditore edile, con precedenti per reati contro la persona, fermato a casa propria mentre stava cercando di scappare.
ECCO COS’E’ ACCADUTO IL 13 MAGGIO IN VIA BRIGATA
La ricostruzione effettuata da nucleo investigazioni dei carabinieri di Alessandria e dal Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri di Tortona che per 40 giorni hanno avviato indagini serrate a 360 gradi, si basa in parte sulla confessione resa da Jose’ Ochoa Yunga, ma soprattutto grazie agli elementi raccolti durante l’indagine.
Sono da poco passate le 20,30 quando Giuseppe Pulerà, alla guida del suo furgone, inizia a fare il giro lungo le strade di Tortona per raccogliere le ballerine che dovranno esibirsi poche ore dopo nel night. Ne raccoglie una in via Cavour, poi gira in corso Alessandria e infine imbocca via Brigata dove, nei pressi del ponticello sul torrente Ossona viene superato da una Golf di colore grigio che risulterà intestata al convivente della mamma di José Yunga.
Dalla Golf scendono tre individui mentre, a quanto pare, Yunga rimane alla guida dell’auto, pronto ad scappare, insieme ai complici, non appena messo a segno il colpo. I tre banditi si avvicinano al furgone: Pietro Confronti impugna una pistola. Apre la portiera e chiede al Pulerà di consegnarli il portafoglio con all’interno il denaro. I quattro sono perfettamente a conoscenza del fatto che il gestore del night viaggia sempre con molti contanti per pagare le ballerine.
Conforti però non é dotato di grande sangue freddo perché quando Pulerà si toglie la cintura di sicurezza dell’auto, temendo una reazione da parte dell’uomo inizia a fare fuoco e spara ben 5 colpi di postola: tre raggiungono all’addome il 60 enne tortonese, uno colpisce di striscio la ballerina marocchina che era sul furgone e il quinto si conficca sulla portiera.
I tre banditi si spaventano a morte, risalgono in auto e scappano. Giuseppe Pulerà, pur moribondo, riesce scendere dal furgone e a spiaccicare poche parole alla donna che è con lui alla quale dice di chiamare il 118.
Arriva l’ambulanza e l’uomo viene trasportato all’ospedale di Tortona e sottoposto ad un delicato intervento chirurgico: gli vengono estratte tre pallottole dalla pancia e viene ricoverato in prognosi riservata. Morirà cinque giorni dopo nella notte tra venerdì e sabato a causa delle ferite riportate.
LE INDAGINI E COME SI E’ GIUNTI AI COLPEVOLI
La prima cosa che fanno i carabinieri è visionare le immagini delle telecamere a circuito chiuso sistemate nella zona e nei pressi di corso Alessandria. I Carabinieri scoprono che la Golf stava inseguendo il furgone già da diverso tempo. Grazie ad un fotogramma nei giorni succisivi al fatto, riescono ad individuare la targa e scoprono che la mamma di José Yunga aveva denunciato il furto dell’auto, che guarda caso, era stata rubata proprio tra domenica e lunedì nel periodo in cui è stato commesso l’omicidio.
I carabinieri scoprono ben presto però che la denuncia è un falso e che in realtà l’auto non era mai stata rubata. La finta messa in scena del furto è stata troppo grossolana: la Golf, infatti, era stata già “multata” la sera del 14 maggio nel luogo nel luogo ove poi successivamente è stata ritrovata; si trovava posteggiata in una zona non molto distante dall’abitazione dei denuncianti; risultava regolarmente chiusa a chiave e non mostrava alcun segno di effrazione.
Circostanze, queste ultime due, alquanto atipiche nel caso di furto di un auto.
La Golf inoltre veniva posteggiata in un luogo vicino al posto in cui era stata rubata , (anche questo fatto giudicato decisamente anormale), in quanto in un caso di rapina per di più con ferimento di persone, sarebbe stato più appropriato abbandonare immediatamente il mezzo ed allontanarsi con un auto pulita.
Altro elemento importante nelle indagini che ha permesso l’identificazione dei presunti colpevoli sono stati i controlli dei telefoni cellulari dei famigliari e degli amici dei proprietari della Golf. E’ così emerso, che il figlio della donna, cioè José Yunga insieme ad alcuni amici (gli altri tre arrestati) si trovava a Tortona proprio nel momento dell’omicidio.
Messo alle strette il giovane ecuadoregno ha subito confessato la rapina finita in omicidio sia ai militari operanti che dinnanzi al Procuratore di Tortona. Veniva confermato che a sparare era stato Pietro Conforti.
L’unico dei quattro a conoscere Giuseppe Pulerà era proprio il Yunga: l’ecuadoregno, infatti “riforniva” di ragazze il night e proprio per questo conosceva le abitudini ed il percorso che effettuava il tortonese. Proprio per evitare di farsi riconoscere durante l’inseguimento del furgone guidava la Golf con il parasole abbassato. Un particolare che è stato determinante ai fini del riconoscimento dell’auto.
Dalle indagini è emerse i 4 erano già stati a Tortona anche il 2 maggio probabilmente per un sopralluogo per identificare il posto migliore per tendere l’agguato e mettere a segno la rapina.
3 luglio 2012