Da quattro giorni sono in presidio nelle vicinanze dell’azienda: dormono all’aperto, mangiano di rado, alcuni hanno accusato anche dei malori. Stiamo parlando dei 40 lavoratori agricoli che secondo il sindacato sono stati ridotti in schiavitù.

La situazione rischia di precipitare per le tensioni che non si placano. L’ispettorato provinciale del lavoro ha disposto la chiusura dell’azienda a tempo indeterminato e fino a quando non provvederà a regolarizzare la posizione dei 16 lavoratori in nero non potrà riprendere l’attività.

La tensione è alta perché i 40 braccianti agricoli che vi lavoravano fino a giovedì sera, hanno incrociato le braccia e da 4 giorni si sono accampati ai bordi della strada principale e a limite della proprietà agricoltore, costringendo sei carabinieri a rimanere in loco 24 ore su 24 per controllare quello che succede.

I carabinieri dell’Ispettorato provinciale del lavoro non hanno ancora formalizzato le accuse perché ci vorranno ancora diversi giorni prima di raccogliere tutti gli elementi e le prove necessarie per formalizzare una denuncia nei confronti dell’imprenditore agricolo che rischia accuse davvero pesanti per come avrebbe trattato i 40 lavoratori.

Una situazione senza precedenti per le gravi condizioni in cui, secondo il sindacato, si trovavano i nordafricani (30 uomini e 10 donne) costretti a raccogliere ortaggi sotto il sole per 15 ore al giorno con una paga di neppure un euro all’ora.

Grazie alla presenza dei sindacati si sono ribellati ed hanno dato vita alla protesta e da quattro giorni sono accampati in loco: sui campi ai bordi della strada.

 

ADESSO PERO’ BISOGNA FARE QUALCOSA

Quaranta persone che da venerdì vivono in strada, senza servizi igienici, senz’acqua e senza cibo, che sono nella giornata di domenica sono stati rifocillati da alcuni volontari che hanno portato loro da mangiare. Alcuni hanno accusato malori, uno a quanto pare è stato addirittura trasportato in ospedale. I più fortunati hanno reperito un pasto presso una struttura sociale di Castelnuovo Scrivia, ma la situazione è a limite.

Per ora le forze dell’ordine hanno deciso di aspettare ma se la situazione non si sbloccherà da sola, inevitabilmente arriverà l’ordine di sgombero perché la protesta avviene nei presi della strada provinciale, in luogo pubblico.

Si tratta di trovare una soluzione per i 16 lavoratori privi del permesso di soggiorno, ma anche per quelli che vivevano nella cascina e che adesso non sanno dove andare.

Chi ci deve pensare? Il Comune? I sindacati? Le associazioni di volontariato? In attesa che la situazione si sblocchi arriva la conferma che solo alla fine della settimana i carabinieri dell’Ispettorato provinciale del lavoro di Alessandria provvederanno a formalizzare la denuncia alla Procura della Repubblica di Tortona nei confronti dell’imprenditore agricolo che potrebbe essere accusato veramente di riduzione in schiavitù.

L’ispettorato del lavoro, intanto, ha disposto la chiusura a tempo indeterminato dell’azienda agricola, che a quanto pare, è obbligatoria quando i lavoratori abusivi ed “in nero”superano il 20% del totale.

L’imprenditore agricolo potrà riprendere l’attività solo se provvederà a sanare la situazione.

25 giugno 2012