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TORTONA: La Finanza arresta imprenditore tortonese di 54 anni per bancarotta fraudolenta in ritorno dalla Svizzera

Brillante intervento dei militari della Guardia di Finanza di Tortona, al comando del capitano Michele Brunetti, che hanno individuato ed arrestato per bancarotta fraudolenta ed altri reati legati al patrimonio e all’evasione Fiscale, nonché dell’Iva, Claudio Grassano, 54 anni, tortonese, da poco trasferitosi in Svizzera.

L’uomo era finito da diverso tempo nel mirino delle Fiamme Gialle tortonesi che stavano controllando i suoi movimenti e non aspettavano altre che ritornasse in Italia per poterlo arrestare.

Il blitz dei finanzieri è avvenuto in via Pellizza da Volpedo nei pressi di un locale che a quanto pare era frequentato dall’uomo: due pattuglie dei militari sono giunti sul posto e dopo averlo identificato lo hanno preso e condotto in caserma, sotto gli occhi di alcune persone rimaste allibite per quanto accaduto. In caserma, dopo le formalità di rito Claudio Grassano, è stato successivamente arrestato.

La vicenda è ancora oggetto di indagini da parte della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Tortona e non coinvolge solo la Procura locale ma anche diverse altre sedi.

Secondo quanto è stato possibile appurare, infatti, gli illeciti riguarderebbero l’ultima attività dello stesso Grassano, noto imprenditore tortonese, da diversi anni attivo in alcuni settori, l’ultimo dei quali quello dei Polimeri, cioè materiale utilizzato per la produzione di oggetti di plastica.

La Guardia di Finanza non ha ancora divulgato la notizia dell’arresto, ma a secondo quanto emerso, tutto riguarderebbe la sua azienda con sede a Roma. Si tratterebbe di una vicenda intricata, dove, secondo l’accusa, Claudio Grassano si sarebbe reso autore di diversi illeciti e reati contro il patrimonio nonnché l’evasione dell’IVA che avrebbero spinto l’ Autorità Giudiziaria ad emettere un ordine di custodia cautelare nei suoi confronti.

 

I PARTICOLARI DELL’INDAGINE

Il provvedimento rappresenta l’epilogo di complesse indagini condotte nei confronti di una società fallita riconducibile all’arrestato, con sede dichiarata in Roma.

L’attività investigativa delle Fiamme Gialle si è dapprima concentrata sulla gestione contabile e sull’osservanza delle disposizioni fiscali da parte della società, consentendo di accertare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo totale pari a circa 5 milioni di euro. Risultanze queste poi completate sotto l’aspetto amministrativo con la contestazione e la segnalazione all’Agenzia delle Entrate di Roma per il recupero a tassazione di redditi non dichiarati per oltre 35 milioni di euro. A più di 5 milioni di euro ammonta inoltre l’IVA evasa mentre la base imponibile non dichiarata, relativamente all’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, supera i 35 milioni di euro.

Per la ricostruzione della reale operatività societaria, sono state necessarie diverse rogatorie internazionali che hanno coinvolto il Belgio, la Slovenia e la Turchia e sono state eseguite approfondite indagini finanziarie che hanno richiesto l’analisi di tutte le singole operazioni compiute, dal 2006 ad oggi, su 79 conti correnti bancari.

La società aveva eletto la propria sede legale a Roma e disponeva formalmente di due “unità operative” a Milano e a Bruxelles. In realtà in tali luoghi non vi era altro che una mera domiciliazione consistente in una cassetta postale e in un numero telefonico al quale rispondeva un operatore che aveva il solo compito di annotare il contenuto delle eventuali telefonate ricevute e riferirle al vero dominus societario che gestiva il tutto dalla propria abitazione di Tortona. La società, inoltre, disponeva di un proprio sito internet le cui immagini erano state modificate per pubblicizzare un’operatività di gran lunga maggiore a quella realmente accertata. Ciò soprattutto al fine di ottenere rilevanti linee di credito, pari a diversi milioni di euro, dalle banche della zona, le stesse che successivamente hanno richiesto al Tribunale di Roma di dichiararne il fallimento.

Le successive indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma hanno fatto piena luce sui reati fallimentari di bancarotta fraudolenta documentale e distrattiva, quest’ultima relativa alla distrazione di circa 600 mila euro dalle casse societarie.

18 giugno 2012

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