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TORTONA: Giampaolo Bovone, ultimo direttore della scuola col 40% di stranieri, dice addio al progetto di integrazione

Trent’anni di storia Tortonese, nei quali migliaia di bambini hanno avviato il proprio percorso di istruzione al Terzo Circolo Didattico, saranno cancellati con il prossimo anno scolastico a causa di un ridimensionamento imposto in maniera unilaterale e pressappochista dai detentori del potere decisionale.

Ma può, davvero, un brutale ridimensionamento, vanificare un sogno, quello di una scuola dove l’immaginazione possiede un proprio ruolo nell’educazione dei bambini, dove la fiducia nella creatività infantile porta a valorizzare e stimolare le potenzialità dei “piccoli adulti” di domani? Il sogno di una scuola con il 40% di stranieri dove l’integrazione razziale e l’interazione tra le culture stava diventando realtà?

Lo abbiamo domandato al direttore Giampaolo Bovone, che analizza con noi gli errori compiuti da questa Amministrazione Comunale e ci fa vivere le emozioni vissute e condivise nel “suo” Terzo Circolo.

 

Lei quattro anni fa, come nuovo Dirigente Scolastico si è presentato a bambini e genitori come il Capitano di questa nave. Ha ottenuto importanti risultati. Qual è stato il più significativo?

E’ difficile scegliere, ma mi piace pensare più a quelli meno visibili, a quelli più immateriali, come ad esempio alle emozioni e alle sensazioni, positive e negative, che si sono sedimentate nella memoria delle bambine e dei bambini. Un risultato tangibile è comunque quello di aver potuto allestire laboratori di informatica, laboratori di musica, i “laboratori della lettura”, le biblioteche, e in ultimo il laboratorio scientifico della scuola primaria Rodari (sarà inaugurato la prossima settimana). Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia penso alla realizzazione della 7^ sezione alla Sarina e al percorso di formazione e aggiornamento che, da ormai 3 anni, coinvolge tutte le insegnanti.

Sotto la sua Direzione, il Terzo Circolo ha vissuto un periodo di profondo rinnovamento. Qual’è il segreto del suo successo?

Non so se il 3° Circolo, con il mio arrivo, è poi così cambiato. Io, vent’anni fa, ho scelto, da genitore, questa scuola, conoscendo il lavoro e le metodologie didattiche di molti insegnanti: insieme agli insegnanti e al personale non docente ho potuto concretizzare alcune iniziative, condividendo con loro, la mia passione per questo lavoro che ritengo, senza retorica, un vero privilegio. Amare il proprio lavoro significa cercare sempre nuove strategie, nuove soluzioni, nuovi percorsi, insieme ai colleghi e soprattutto insieme ai propri alunni: penso al lavoro dell’artigiano che cerca soluzioni e tecniche per migliorare le proprie abilità nelle situazioni più complesse. Per noi insegnanti e educatori deve essere così: trovare nuove strategie e nuove soluzioni nelle criticità che sempre più connotano il nostro lavoro. E poi? E poi si deve andare avanti con entusiasmo, sempre. Condivido comunque la frustrazione di molti docenti e colleghi: aumenta il disagio e il desiderio di lasciare questo bellissimo lavoro e ciò è terribile, sapendo che sarebbe sufficiente una maggiore attenzione da parte di chi dovrebbe avere la responsabilità di cambiare alcune cose.

Il Terzo Circolo è, tra le scuole tortonesi, quella con il più alto tasso di bambini stranieri. Quale ritiene che siano i migliori orientamenti per realizzare la migliore integrazione tra italiani e stranieri? Quali sono i migliori interventi della scuola, in tal senso?

L’”ex 3° circolo” si connota per l’alta percentuale di alunni stranieri (oltre il 40%) e pertanto si può intuire lo sforzo fatto (soprattutto negli anni scorsi) per integrare e aiutare le bambine e i bambini romeni, albanesi, egiziani, tunisini, marocchini, cinesi, indiani, russi, ucraini, macedoni, colombiani e nomadi sinti a raggiungere abilità e competenze. Io sono convinto che per i nostri alunni non vi siano problemi: siamo noi adulti che costruiamo, elaboriamo nella nostra mente categorie e convinzioni che spesso sfociamo in tristi e scontati luoghi comuni.

I bambini non si accorgono delle “differenze”, siamo noi adulti che volontariamente o involontariamente le sottolineiamo, pur sapendo e conoscendo quanta “cattiveria” scorre nelle parole e nei gesti dei nostri ragazzi

In questo particolare e difficile ambito è stata fondamentale la collaborazione con enti e istituzioni pubbliche. Abbiamo, ad esempio, molti alunni sinti, provenienti dal campo nomadi di Tortona e tutti sono ben integrati, ma nonostante questo nella nostra città permangono ancora pregiudizi. Nel nostro circolo la popolazione scolastica, negli ultimi anni è aumentata di oltre 100 unità e i genitori dei nostri alunni conoscono la “diversità”. Questo non significa che non vi sono problemi, ma, insieme, cerchiamo di affrontarli e studiarli, come in ogni normale famiglia.

Una opinione sui problemi della Tortona di oggi, visti con gli occhi di un Dirigente Scolastico.

I problemi di oggi in una città come Tortona… Difficile essere sintetici in quanto questo argomento meriterebbe una profonda e attenta riflessione su come “dovrebbe” essere pensata una città per le future generazioni. Mi limito nel dire che Tortona è una bella cittadina con un’ottima qualità di vita e basterebbe un po’ più attenzione nel valorizzare gli aspetti architettonici, ambientali e culturali per renderla, come una bella signora, più affascinante e intrigante, soprattutto per coloro i quali cercano di fuggire dalle grandi città e dai terrificanti hinterland.

La posizione geografica, le bellezze ambientali del territorio circostante, le peculiarità eno-gastronomiche e soprattutto il grandissimo valore storico culturale e artistico di tutto il territorio, non solo quello della città, sono elementi di forte attrazione per nuovi insediamenti di giovani e meno giovani. A mio avviso questa è la strada sulla quale programmare un percorso a breve e medio termine, continuando a curare l’ambiente come primo obiettivo assoluto, per i nostri bambini e perché è semplicemente etico.

Un piccolo sogno facilmente realizzabile: una rete di piste ciclabili che dall’interno della città si possano collegare con i piccoli centri limitrofi che si affacciano sulle nostre bellissime valli. Ma so che la maggior parte dei politici non sentono questa esigenza e spesso si parla di piste ciclabile come semplice spot elettorale. Eppure basta andare nelle regioni più vicine come la Lombardia e l’Emilia e copiare il “già fatto”. Noi siamo bravi a dimenticare e a cancellare (fino a 50 anni fa tutti andavano in bicicletta): i bambini amano andare in bicicletta perché per loro la bicicletta è libertà, scoperta, fuga, velocità e soprattutto gioco, divertimento. Mi illudo che un giorno le bambine e i bambini, i ragazzi, anche quelli più grandi, arriveranno a scuola a cavallo delle loro belle biciclette percorrendo strade e piste ciclabili sicure, preferenziali, dai loro quartieri alle sedi dei loro istituti, ma è un sogno…

La Tortona di domani germoglia nei bambini di oggi. Un consiglio a questi ragazzi che, domani, avranno una eredità pesante, quella di essere adulti in una città che, allo stato attuale, sta scendendo verso un declino che pare irreversibile.

Un consiglio che mi sento di dare é: cercate di essere sempre curiosi, cercate lo stupore nelle cose belle, allargate il più possibile i vostri orizzonti, viaggiate, cercate di conoscere e vedere tanto e sono sicuro che tutto questo vi aiuterà, nel lavoro e nella vita. E se la città sta attraversando un periodo di forte criticità, come del resto gran parte delle città italiane, occorre, comunque, essere ottimisti e pensare che durante i periodi di maggiore crisi nascono, per le ovvie ragioni di “compensazione”, nuove idee e nuovi progetti. Questa città è ricca di associazioni di volontariato che sostengono validissime iniziative culturali, sociali, sportive, ecc., patrimonio di conoscenze ed esperienze che potrebbero essere messe a disposizione delle future generazioni, ma lasciamo anche ai giovani la voglia di sperimentare e provare strade nuove, senza giudicarli negli errori o nelle loro “istintive presunzioni”.

Lei è stato il Direttore della scuola per quattro anni, cosa fare, adesso, per non disperdere questa identità così preziosa?

Sono fiducioso che gli insegnanti e il personale docente possa comunque mantenere questa identità che, ripeto, è sempre stata presente in questo circolo. Dal punto di vista organizzativo posso dire che i prossimi mesi saranno molto impegnativi, soprattutto per il settore amministrativo, responsabile del funzionamento di tutto il nostro sistema educativo. E’ inutile continuare a recriminare l’assurda scelta (non esiste che un plesso grande, di 500 alunni, venga acquisito da uno più piccolo): adesso occorre lavorare in modo tale che dal prossimo anno scolastico, a partire dal 1° settembre, sia tutto operativo e funzionante. Purtroppo ho la sensazione che i comuni non siano del tutto consapevoli delle tante difficoltà che dovranno affrontare nei prossimi due mesi: penso alla sistemazione dei nuovi uffici con i relativi allacciamenti, gli arredi, gli spazi di scuole diverse da destinare ad attività comuni, i traslochi degli archivi, insomma un’enormità di lavoro e anche di costi che gli Enti Locali dovranno sobbarcarsi entro agosto…Il patrimonio dell’ex 3° circolo sono gli alunni, le insegnanti e i genitori che, tutti insieme, continueranno a costruire e pensare nuovi progetti e nuove idee finalizzate al continuo miglioramento dell’offerta formativa.

Una ambizione ancora da realizzare ed un rammarico da cancellare?

Più che un’ambizione un vero progetto che, insieme all’ex assessore ai Lavori Pubblici Orsi Carbone, si pensava di poter realizzare a breve termine: riqualificare l’area adiacente al Museo Orsi e realizzare un nuovo ingresso della scuola Rodari, favorendo l’uso del piazzale Orsi, acquisire una parte dell’area verde dell’Istituto Marconi e realizzare uno spazio da destinare ad attività sportive-ricreative. Le tristi vicende del dimensionamento hanno condizionato e “sospeso” importanti tavoli tecnici che avrebbero consentito di realizzare l’ambizioso progetto. Spero comunque che il progetto possa essere ripreso in considerazione al più presto perché il livello di inquinamento da gas di scarico presente nelle ore di entrata e uscita dalle lezioni è così alto che l’Amministrazione Comunale dovrà per forza prendere in esame il problema, anche se le bambine e i bambini non reclamano e non protestano mai… Un rammarico: l’essere stato un po’ troppo ottimista nel pensare che le Amministrazioni Comunali del nostro territorio non procedessero così repentinamente nel deliberare un “pasticcio” come il dimensionamento di tutto il tortonese. L’essermi confrontato più volte con la Regione Piemonte, contraria a questo tipo di dimensionamento, mi aveva, in parte, tranquillizzato. Chi non ha proceduto immediatamente in questa direzione avrà la possibilità di effettuare i vari “spostamenti” con un tempo più disteso e soprattutto con modalità più condivise.

 Lei è l’ultimo Dirigente Scolastico del Terzo Circolo. Cosa scrivere, come ultimo capitolo di una storia trentennale, prima della parola “fine”?

Non mi piace la parola fine e allora penso che le scuole di questo quartiere, la Sarina e la Rodari, sono scuole vive, ricche di esperienze e “governate” da insegnanti qualificati e preparati. Queste scuole rappresentano un importante patrimonio culturale all’interno della città e pertanto sono convinto che intorno a queste due fondamentali agenzie culturali continueranno a svilupparsi iniziative e idee. L’errore commesso da questa Amministrazione Comunale potrebbe servire come incentivo verso una più forte aggregazione di genitori che, in modo più consapevole, potranno aiutare i docenti nell’affrontare le criticità che via via si presenteranno. Ma questo è già accaduto e quindi non posso che essere felice nel vedere aumentare il senso di appartenenza.

Sa già quale sarà il Suo prossimo incarico?

No, non lo so ancora. Noi dirigenti scolastici saremo chiamati, entro la fine del mese di giugno, a scegliere il nuovo incarico, essendo ufficialmente decaduti da quello precedente causa la soppressione della sede. Devo ammettere che, per esperienze pregresse, non condivido il modello organizzativo dell’Istituto Comprensivo.

Pur valutando in modo positivo esperienze ormai consolidate da anni, ritengo che si debba costituire un Istituto Comprensivo laddove esistono certe imprescindibili condizioni: la presenza di un unico edificio in grado di accogliere i vari ordini scolastici, o al massimo una strettissima vicinanza tra i vari edifici, l’adeguamento dei contratti dei docenti appartenenti a ordini di scuola diversi e infine una forte cultura, condivisa da tutti gli insegnanti, sul reale valore della continuità educativa. Altrimenti si rischia, come affermava il grande Cesare Scurati nel suo brillante intervento pedagogico al Teatro Civico di Tortona nel settembre 2008, di fare dei condomini, dove spesso accade che non si conosce neppure l’inquilino dello stesso pianerottolo.

Annamaria Agosti



3 giugno 2012

 

 

 

 

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