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LETTERE IN REDAZIONE: Un alessandrino racconta la sua esperienza nella comunità monastica

L’accoglienza sobria dei Monaci, nel contesto di una verdissima vallata a pochi passi dal lago di Viverone, è quanto di meglio la persona possa ambire.

Il percorso si snoda fra le alte colline, poste a circa 500 m. sul livello del mare, dopo una comoda corsa fino al grazioso centro di Albiano.

Una volta raggiunta l’ambita meta il paesaggio è riposante, il silenzio, la semplicità del luogo impregna il visitatore in un’atmosfera di pace, molto salubre per qualunque temperamento.

Gli ospiti sono circondati da una nuova spiritualità, quale invito a meditare in un luogo non agiato, ricco di umanità, in compagnia di persone semplici, accompagnati dai fiori di un magnifico giardino, curato con ordine, inseriti in una pulizia da mettere in crisi le massaie, persino le più brave.

Il luogo è alla portata di tutti, qua e la sono dislocati alcuni monumenti, quasi a confermare quanto l’arte sia vicino alla spiritualità.

Enzo Bianchi, il Priore del Monastero, nel lontano otto dicembre 1965, nello stesso giorno in cui sono stati conclusi i lavori del Concilio Vaticano II, ha assunto in affitto una casetta, creando un luogo di sincera meditazione per trasformare, nel corso del tempo, in Monastero con le braccia aperte a tutti.

Il benvenuto è limitato all’essenziale, seppure nulla manca; all’occorrenza si trova qualcuno con la vocazione di ascoltare, disposto a premiare il visitatore con una parola di conforto, un sorriso di sostegno per l’avvenire, senza dissipare inutili suggerimenti.

Ecco cosa si trova nel Monastero di Bose a Magnano, nei pressi di Biella.

Franco Montaldo



 25 giugno 2012 

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