Due modi di vedere ed interpretare le norme di legge, quelle dei due ragionieri capo che hanno controllato gli ultimi conti del Comune di Alessandria: Ansaldi molto elastico e poco burocratico, Zaccone, invece, a quanto pare, molto fiscale, rispettoso alla lettera delle norme  e poco propenso a prendersi delle libertà di interpretazione.

E’ questo quello che sta accadendo in municipio ad Alessandria, dove Zaccone, lentamente, sta “rivedendo” gli atti di Ansaldi modificando sempre più il bilancio dal quale emergono  “buchi” sempre più grandi.

Due modi di operare sui conti del Comune: il primo, quello di Ansaldi, alla ricerca ella quadratura per evitare a tutti i costi il dissesto anche con i salti mortali, il secondo più “ingessato” forse più ligio alle norme che vengono seguite alla lettera, ma che rischia di portare al dissesto il Comune.

Non spetta a noi dire quale sia più giusto, noi come organi di informazione possiamo solo riportare le varie posizioni.

“Con noi il sistema funzionava- dice Paolo Ansaldi, ultimo direttore della Direzione Economico Finanziaria nell’amministrazione Fabbio . Comunque non è tollerabile che non si voglia attaccare l’evasione certa e certificata, facendo pagare agli onesti ciò che sarebbe dovuto dai furbi. Così succede invece con l’annullamento da parte dell’attuale direttore della Direzione Economico Finanziaria Antonello Zaccone di oltre 2,5 milioni di entrate sul Bilancio Consuntivo 2011, per un mero problema di diversa interpretazione. Peccato che a rimetterci sono gli alessandrini”.

“Il principio contabile numero 2 punto 19 della Ragioneria Generale dello Stato per gli Enti Pubblici- aggiunge Ansaldi –  prevede che l’accertamento per le entrate patrimoniali e provenienti dalla gestione di servizi a carattere produttivo e di quelli connessi a tariffe o contribuzione dell’utenza avviene a seguito di acquisizione diretta o di emissione di liste di carico. “Partendo da qui – spiega Ansaldi – è stata fatta la Determinazione n.911, ora annullata d’ufficio. Si tratta sempre di un problema di interpretazione: la mia era in favore dell’ente, considerando la Tia una tariffa e non una tassa, non esattamente un tributo ma una corresponsione dovuta a un servizio. Era quindi sufficiente l’emissione di una lista di carico, trasmessa al Consorzio”.

“Per la vicenda Amiu – conclude – si tratta di un contratto di fattorizzazione che prevede la cessione delle fatture alla banca. Gli accordi presi allora con gentlemen’s agreement, per dare liquidità all’azienda in una posizione all’incaglio stabilivano che la banca liberasse le fatture dopo averle prese in carico perché potessero essere pagate direttamente dal Comune ad Amiu e Aral. E’ evidente che se oggi non si è più in grado di trattare con le banche, il risultato non può che essere quello che si è avuto in questi ultimi giorni.”

5 giugno 2012