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TORTONA: Un “affare” dietro la chiusura dell’Università? Ecco cosa potrebbe succedere se non si fa qualcosa

I “potenti” della città vogliono chiudere l’Università infermieristica di Tortona? Tutti i segnali che arrivano sembrano orientati verso questa soluzione. In un altro articolo, spieghiamo perché la “colpa” della quasi certa chiusura dell’Università infermieristica sia da attribuire in gran parte alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona che non ha tenuto fede al Protocollo d’intesa siglato con il Comune e con l’Università “Amedeo Avogadro” evitando di versare i soldi pattuti.

In questo articolo, invece, vogliamo spiegarvi i motivi per cui, il Comune soprattutto, “spingerebbe” per chiudere l’Università e perché tutti quelli che “contano” in città, non stanno facendo assolutamente nulla per impedire che questo avvenga.

Le procedure per chiudere la sede infermieristica della “Amedeo Avogadro” di Tortona sono già moto. In questi giorni, infatti, è arrivato l’annuncio, da parte del Rettore, che non verranno più aperti nuovi corsi a Tortona. Questo implica che entro due anni e mezzo l’Università cesserà di esistere perché i corsi in essere andranno ad esaurimento.

La chiusura si potrebbe ancora evitare, ma nessuno, a quanto pare, vuole tenere aperta l’Università, perché dietro la sua chiusura potrebbe esserci un grosso business.

 

IL “GIRO” DEGLI AFFARI E DEI GUADAGNI

Il Comune di Tortona ha già predisposto il nuovo Piano delle Alienazioni per il 2012, che è stato approvato dalla Commissione Lavori Pubblici e sarà portato all’ approvazione del Consiglio Comunale entro giugno.

Nel Piano sono stati inseriti la sede della Croce Rossa, in corso della Repubblica e l’attuale sede dei Vigili Urbani in via Anselmi, situata proprio dietro la Croce Rossa. Le due aree sono considerate “a servizi” ma – come accaduto anche per l’ex Mercato e Palazzo Leardi – con ogni probabilità verranno trasformate a destinazione “residenziale” cioè gli immobili potranno essere abbattuti per lasciare spazio a palazzi, al massimo di cinque piani.

Il cambio di destinazione è basilare se si vogliono vendere gli immobili, come aspira a fare il Comune. Perché si vendono è ovvio: avere più soldi, sanare il Bilancio e magari effettuare qualche piccolo investimento.

Gli immobili della Croce Rossa, della sede dei Vigili e l’ex mercato coperto si trovano uno vicino all’altro, a breve distanza dal centro storico, vicini al supermercato Esselunga ed insieme formano una vasta area molto appetibile per gli imprenditori edili che potrebbero realizzarvi un nuovo quartiere residenziale.

L’interesse è evidente: le offerte giunte per l’acquisto dell’ex mercato coperto lo testimoniano, ma l’area sarebbe ancor più appetibile se si potesse usufruire di tutta la zona: da piazza Milano fino all’Esselunga con inaspettate possibilità edilizie, perché non si tratterebbe più soltanto di realizzare dei palazzi al posto dell’ex mercato coperto, ma un grande, nuovo quartiere residenziale. Le potenzialità sarebbero notevoli, l’interesse evidente e gli incassi per il Comune, potrebbero essere davvero elevati.

L’unico ostacolo a tutto questo sarebbe la sede dei Vigili Urbani, perché la Croce Rossa già da tempo, a quanto pare, ha manifestato l’intenzione di trovare una nuova collocazione.

La Croce Rossa, insomma, non sarebbe un problema. Lo sarebbe invece la Polizia Municipale, ma il Comune, per bocca dell’assessore Mario Galvani, durante una recente conferenza stampa ha già annunciato che la sede dei Vigili potrebbe essere trasferita nel palazzo dell’Università, in viale Dellepiane perché c’è l’intenzione di rinunciare alla facoltà universitaria.

In questo modo il Comune incasserebbe i soldi della vendita di tutti questi immobili (Croce rossa, Vigili, ex mercato) e non dovrebbe neppure spendere un centesimo (trasloco a parte) per una nuova sede del Comando di Polizia Municipale, trovandola già pronta in quella lasciata libera dall’Università.

Non è un affare questo?

 

 IL COMUNE: “L’Università è solo un debito”

L’assessore alla Razionalizzazione delle spese, Mario Galvani, è stato chiaro: ha detto che l’Università è solo un debito per il Comune, perché oltre al pagamento del mutuo che è stato stipulato per ristrutturare l’immobile in viale Dellepiane, il Comune deve sostenere le spese di mantenimento della sede universitaria e cioè riscaldamento, acqua, luce, pulizia e quant’altro riguarda la gestione ordinaria. E tutto questo per pochi studenti della zona perché la maggiorparte provenogono da fuori.

“Pagare il taxi tutti i giorni agli studenti tortonesi per mandarli all’Univesità infermieristica di Alessandria – è stato detto dagli assessori in quella conferenza stampa – ci costerebbe sicuramente molto di meno. Per Tortona l’Università non è un guadagno ma solo un costo. E pure alto”.

E’ vero: secondo i dati forniti dall’Università stessa, su oltre 120 iscritti, il 60% provengono da fuori Regione, in gran parte dal Meridione. Proprio per questo vivono a Tortona, hanno affittato stanze o appartamenti, spendono soldi per mangiare e per divertirsi.

Il restante 40% degli iscritti è suddiviso tra persone del Tortonese e della Regione Piemonte. Non sappiamo quanti siano coloro che abitano nella zona, ma un dato è certo: l’Università infermieristica di Tortona è molto richiesta, sono state 150 le domande di iscrizione al primo anno, a fronte di 40 posti disponibili ed è stata fatta una selezione per individuare i migliori.

C’è insomma, da parte dei giovani, la volontà di frequentare l’Università a Tortona, invece che essere costretti a recarsi a Milano, Pavia ed Alessandria.

 

LE PROSPETTIVE FUTURE IGNORATE DA TUTTI

L’Università infermieristica può essere vista anche in prospettiva futura: con quale coraggio depauperare o declassare l’ospedale di Tortona quando proprio in città esiste un’Università Infermieristica, mentre a Novi Ligure, ad esempio, non c’è?

Fa specie che nessuno tra i tanti amministratori e politici della zona abbia fatto valere questa opzione nei mesi scorsi, quando la Regione Piemonte, in fase di predisposizione del Piano Sanitario,  aveva ipotizzato un declassamento dell’ospedale di Tortona a favore di quello di Novi Ligure.

Nessuno ha fatto presente che a Tortona esiste l’Università infermieristica e che, semmai, il Polo sanitario avrebbe dovuto essere potenziato in prospettiva futura e non declassato.

Questo a nostro avviso, è un altro sintomo che la dice lunga sulla considerazione che ha l’Università infermieristica di Tortona e dei progetti futuri, anzi dei “non progetti” che i politici hanno per questa sede che sembra quasi un ingombro.

La maggiorparte dei Comuni farebbe carte false per avere una sede universitaria e una volta ottenuta farebbe di tutto per mantenerla (come ha fatto Alessandria) e semmai di ampliarla.

L’immobile che ospita l’Università infermieristica è sottolutilizzato, é vero, ma perché non provare ad avere altre facoltà, ad esempio un corso legato alla logistica? Tortona è la capitale della Logistica ; perché, allora, non formare dei professionisti in loco che potrebbero lavorare in questo settore e trovare una collocazione all’interporto o nelle altre due aree logistiche alla periferia della città?

Perché il Comune non prova ad incontrare gli impreditori del settore logistico per vedere quanto e se sono disposti a spendere in un progetto come questo?

Altra prosettiva: di fronte all’Università c’è il teatro Dellepiane con oltre 600 posti a sedere ed ampi spazi. Era stato realizzato a suo tempo con l’obiettivo di essere una sede per la produzione di spettacoli teatrali, quindi con locali, aule, tanti spazi che potrebbero benissimo essere utilizzati non solo come teatro ma per altre attività legate al mondo dello spettacolo.

Il Comune ha stimato al massimo in 500 mila euro la somma necessaria per poterlo ultimare. Una cifra bassa se paragonata ai Bilanci di certi enti pubblici o privati e facilmente reperibile con un po’ di buona volontà: sarebbe sufficiente stanziare un ottavo di quanto si ricaverebbe dalla vendita dell’Asmt o degli immbili dell’ex mercato e di palazzo Leardi.

Una volta ultimato, il teatro Dellepiane, potrebbe  avere le carte in regola per proporre una sede universitaria del DAMS magari all’interno dello stesso teatro, o qualche altra facoltà legata al mondo dello spettacolo.

Insomma, valorizzare tutta la zona con una scuola di recitazione, con il museo dei burattini, magari una scuola stessa di burattini, insieme ad  altre attività legate al mondo dello spettacolo. Questo richiamerebbe anche gente proveniente da fuori.

Solo così l’università non resterebbe isolata, ma si creerebbe un polo di attrazione con indubbi vantaggi per tutta la città.

Ovviamente per fare tutto questo sarebbe necessario impegno, inventiva, intelligenza creativa, dialogo con gli imprenditori locali alla ricerca di sponsor e tanto altro.

Insomma un dispendio di energie e buona volontà a favore dei cittadini tortonesi per valorizzare non solo la città ma tutto il circondario.

Un impegno anche con lo scopo di impedire che i giovani siano costretti ad abbandonare Tortona perché qui non hanno alcun sbocco per il futuro, mentre se ci fossero più facoltà (logistica e spettacolo ad esempio) molti potrebbero trovare lavoro in zona e l’incentivo a rimanere in città.

Ma qui siamo nel campo del fantascientifico: stiamo parlado di buona volontà, idee e progetti che il Comune di Tortona non sembra aver affatto voglia di realizzare. O almeno di provarci.

Troppo “sbattimento” e troppo impegno per un’idea che potrebbe non trovare sbocchi.

E’ molto più facile chiudere l’Università, trasferirvi i Vigili urbani ed incassare i soldi della vendita degli immobili.

Angelo Bottiroli



 1° maggio 2012

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