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TORTONA: La città sta morendo e tutti stanno a guardare. Via Fracchia ne é l’esempio: 8 negozi su 20 sono sfitti e chiusi

Tortona sta morendo. Il commercio ne è la chiara dimostrazione e via Fracchia e via Sarina ne sono la punta dell’iceberg: su 20 negozi, infatti, ben 8 (cioè il 40%) sono chiusi e sfitti, abbandonati.

E’ sufficiente camminare lungo le vie della città per rendersi conto della desolazione che affligge il centro storico con strade sempre meno frequentate dalla gente e sempre più negozi chiusi.

Abbiamo provato a contarli: in via Emilia sud fino a largo Borgarelli compresa piazza Malaspina, 4 su 31 sono chiusi, da largo Borgarelli a piazza Duomo (cioè la zona commercialmente più appetibile costituita dai portici Frascaroli) i negozi chiusi sono ben 7 su 59; dal Duomo a piazza Arzano soltanto 2 su 32, ma in via Emilia Nord, da piazza Arzano fino all’incrocio con via Pellizza da Volpedo la situazione è ancora più grave: 10 chiusi su 44, quasi un quarto.

I negozi sfitti sono lo specchio della crisi che in parte è dovuta sicuramente alla situazione economica globale che investe gran parte dell’Europa, ma in parte è dovuta anche ai prezzi, spesso eccessivi per una città come Tortona e alla quasi totale mancanza di iniziative e di un progetto globale di valorizzazione della città da parte di chi detiene il potere e la possibilità di farlo, ma resta a guardare.

Non ci riferiamo a qualcuno in particolare, ma a tutti in generale, perché, a quanto pare, nessuno, a partire dagli stessi commercianti, dagli amministratori comunali, fino alle associazioni di categoria e a tutti i portatori di interessi hanno saputo invertire la tendenza, non si sono datti sufficientemente da fare per evitare il lento declino in cui sta precipitando Tortona.

 

LE MANCATE OPPORTUNITA’ DOVUTE AI PERSONALISMI O CAMPANILISMO

Il Comune, con lo status di “Città Turistica” ha dato l’opportunità ai commercianti di aprire i negozi tutte le domeniche, ma poi si è fermato lì, senza avviare un progetto globale di rilancio della città e del settore turistico-commerciale; dal canto loro, gli stessi commercianti non hanno colto questa opportunità e preferiscono perdere incassi piuttosto che alzare le serrande la domenica.

Un esempio? Ci risulta che il Comune si sia messo in contatto con gli Orionini per avviare un progetto di collaborazione tra Enti al fine di provare a portare nel centro storico i numerosi turisti che praticamente ogni domenica raggiungono il Santuario della Madonna della Guardia e rimangono lì per gran parte della giornata per poi ripartire senza neppure visitare la città.

Si tratta di migliaia di persone all’anno, ma l’idea di portali in centro non è mai stata neppure abbozzata, perché a quanto pare, l’Unione Commercianti non avrebbe mai preso contatto con gli Orionini.

“Un progetto del genere – dice l’assessore al Commercio Giorgio Musiari – avrebbe senso solo se ci fossero i negozi aperti nel centro storico. Noi lo abbiamo fatto presente ai Commercianti, ma a quanto pare, il progetto non è più andato a conclusione perché è inutile avviarlo se i negozi sono chiusi.”

Insomma quella che poteva essere un’opportunità è naufragata prima ancora di vedere la luce.

Il problema, però, non riguarda solo le aperture domenicali dei negozi, ma la necessità, peraltro tenuta scarsamente in considerazione dai nostri politici, di avere un progetto globale per rilanciare la città dal punto di vista turistico.

Lo sviluppo turistico di Tortona e del circondario, infatti, è a nostro avviso una delle poche possibilità concrete per incrementare l’economia, visto che nuove industrie e nuovi posti di lavoro è praticamente impossibile averne.

E qui casca l’asino perché nessuno, a quanto pare, ha la volontà di realizzare uno sviluppo turistico di Tortona, di mettere da parte i campanilismi ed i personalismi per cercare di fare qualcosa di concreto e lavorare tutti assieme ad un progetto globale.

Un altro esempio? L’università. Siamo una delle poche città ad avere una facoltà universitaria e non facciamo assolutamente nulla per tenerla ed ampliarla. Anzi, appellandosi a cavilli legali, mancato rispetto di accordi e di protocolli, si cerca di farne a meno.

 

LE POTENZIALITA’ DI TORTONA

Abbiamo 150 associazioni, 20 sale pubbliche e private da utilizzare per manifestazioni, abbiamo un teatro funzionante e uno (il Dellepiane) che con 500 mila euro potrebbe iniziare a funzionare, abbiamo quattro musei aperti e uno (quello romano) potenzialmente realizzabile in breve tempo, ai quali se ne potrebbe aggiungere un sesto realizzato dalla Diocesi.

Abbiamo una pinacoteca aperta e l’altra (del Comune) che potrebbe essere realizzata a breve, palazzo Guidobono sempre aperto con mostre e manifestazioni tutto l’anno, poi abbiamo un’accademia di musica di grande livello praticamente ignorata dalla città, origini millenarie, personaggi conosciuti in tutto il mondo come Fausto Coppi, Pellizza da Volpedo, Don Orione, Lorenzo Perosi e tanti altri.

Poi abbiamo un parco pubblico con un panorama tra i più invidiabili e abbiamo gente che ha il denaro: c’è la Fondazione, imprenditori famosi come il primo produttore al mondo di PET, uno dei gruppi industriali nel settore delle costruzioni tra i più importanti d’Italia, uno dei gruppi logistici più grandi del Settentrione e molti altri.

Eppure, non c’è nessuno in grado di mettere insieme tutte queste potenzialità: nessuno che sia veramente capace di rimboccarsi le maniche, di riunire chi ha il denaro ed intitolare un museo, una pinacoteca, un teatro in cambio dei soldi per ultimarlo.

Nessuno che abbia veramente l’intenzione di lavorare per risollevare Tortona dall’oblio in cui sta precipitando.

Angelo Bottiroli



6 maggio 2012

 

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