Siamo giunti all’epilogo della discussione sul Referendum Caccia. La conclusione non è quella che noi avevamo auspicato. Più volte abbiamo ribadito che l’unica strada per evitare la consultazione referendaria fosse quella del recepimento dei quesiti referendari e in questo senso abbiamo presentato i nostri emendamenti.
La Giunta regionale ha deciso un percorso diverso che ha come unica conseguenza quella di creare una frattura ancora maggiore tra l’opinione pubblica maggioritaria e le istituzioni.
Oggi i cittadini vengono privati di un diritto, quello di esprimere un’opinione attraverso il voto, con la giustificazione che così facendo si risparmieranno 22 milioni di euro. L’intento potrebbe essere comprensibile, ma il metodo assolutamente no. Non è così facendo che si riacquista credibilità davanti alle persone.
Ricordiamo anche la disponibilità dichiarata dal comitato referendario di giungere ad una mediazione, il più vicina possibile ai quesiti referendari, di cui la Giunta e la maggioranza non hanno tenuto assolutamente conto.
Voglio inoltre sottolineare che se in questo Consiglio Regionale e nella Giunta ci fosse stata una rappresentanza femminile maggiore, portatrice di maggiore sensibilità e dialogo, oggi ci troveremmo probabilmente di fronte ad una situazione differente.
L’aula ha mostrato poca attenzione nei confronti del dibattito nel merito della questione, un atto ingiustificato e inaccettabile. Le proposte e la disponibilità a trovare soluzioni differenti c’erano. Oggi ha vinto la parte più integralista dei cacciatori.
Per questo abbiamo votato convintamente contro l’emendamento presentato dall’Assessore Sacchetto.
Monica Cerutti, Sinistra Ecologia Libertà