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LETTERE IN REDAZIONE: La crescita non è calcestruzzo o posti precari. E’ tutta un’altra cosa


Il ragionamento che segue riguarda nel dettaglio una situazione specifica, quella della Bassa Valle Scrivia, ma varrebbe in generale per qualsiasi altra parte del territorio nazionale. Ci parlano di crescita e di lavoro e ci riempiono di colate di calcestruzzo, di asfalto, di inquinamento, di opere inutili e costosissime pagate dallo Stato e quindi da noi tutti.

Cosa riceviamo in cambio? Servizi migliori, scuole-ospedali-ferrovie più efficienti? Rilancio dell’artigianato, di unaagricoltura presidio della natura? Di posti di lavoro qualificati e duraturi per una vita? Tutela del territorio e prevenzione ambientale? Lotta allo sperpero, al consumismo, allo spreco e rilancio di uno sviluppo e di una gestione intelligente ed efficiente? Aiuto alla piccola impresa per accompagnarla verso l’uscita dalla crisi? Bastonate sui denti ai furbetti che trasferiscono le produzioni in Stati lontani e mettono il timbro made in Italy quando questi prodotti arrivano in container, dopo lunghissimi percorsi, nelle aziende italiane in cui non si produce più nulla e il personale è ridotto a pochi magazzinieri? Avvio di imponenti iniziative di rilancio di settori importanti, ad esempio l’isolamento termico di tutti gli edifici il che favorirebbe oltre all’edilizia, decine di professioni e abbatterebbe consumi energetici spaventosi; o sistematici interventi per recuperare e migliorare il più grande patrimonio che abbiamo, ossia le bellezze artistiche, monumentali e paesaggistiche?

Nient’affatto! Solo precarietà, senso di sconforto, peggioramento netto del senso comunitario, della solidarietà, territori sempre più invivibili, totale predominanza degli interessi dei potentati economici, spesso collusi con politicanti (non ho detto politici che è ben altra cosa) e associazioni illegali.

Ritorniamo a noi, alla nostra piccola Bassa Valle Scrivia.

Ma vi siete accorti di quale morsa ci sta stringendo?

Non voglio analizzare i mutamenti avvenuti negli ultimi 60 anni: uno stravolgimento completo, ma limitarmi a questi ultimi dieci anni e solo all’aspetto ambientale.

Abbiamo affrontato e respinto due impianti terrificanti quali la Solchem e la centrale termoelettrica, ma nulla abbiamo potuto contro ciò che è sorto al di là del confine alessandrino. Abbiamo lasciato distruggere unaindustria sana e utile come lo zuccherificio solo perché i proprietari ricevessero contributi nostri enormi per farlo sparire.

Nell’’area dell’ex zuccherificio poi è successo di tutto, tanto che i titolari della bonifica sono stati arrestati.

Ora è il turno della centrale a biomasse, un affarone per pochi che puzza in tutti i sensi e che muoverà decine di milioni ma non rilancerà certo agricoltura, occupazione, tutela della salute. È un gigantesco inceneritore per produrre energia di cui siamo ampiamente dotati, che sprechiamo tantissimo e che non ci serve. In cambio avremo solo effetti negativi, primo fra tutti le conseguenze sulla nostra salute.

Antonello Brunetti


23 maggio 2012

 

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