Domenica 13 Maggio, poco dopo le ore 19, sono entrata nel Duomo di Tortona per consegnare una cosa a un’amica che assisteva alla consacrazione di un sacerdote. La chiesa era gremita e mi sono fermata vicino all’entrata aspettando la fine imminente della cerimonia.
Nel frattempo è entrata una signora mendicante con un piattino per l’elemosina.
Uno dei tanti preti che per l’occasione presenziavano in chiesa (era il prete della mia parrocchia), le si è avvicinato e l’ha invitata ad uscire: la signora non si è mossa da lì.
Dopo poco è arrivato un altro prete che l’ha accompagnata fuori: la signora è uscita e rientrata da un’altra porta.
Alla fine della cerimonia, quando si sono aperte le porte per permettere l’uscita della processione del clero, un altro prete l’ha nuovamente accompagnata fuori.
Nel frattempo, un’anziana signora accanto a me, che come me aveva assistito alla scena, ha sottolineato infastidita quanto fosse stata maleducata la signora mendicante.
Ho ricevuto un’educazione religiosa cattolica molto rigorosa, forse troppo, al punto da diventare atea. Tuttavia faccio ancora parte della comunità cattolica, in attesa dello sbattezzo.
Della religione cattolica ha fatto miei alcuni valori come la carità, la solidarietà, l’uguaglianza che sono valori trasversali, appartenenti a credenti e non.
Nel vedere quella scena in chiesa, ho pensato ai miei anni di catechismo quando la catechista leggeva le parabole dalle quali ho imparato che Gesù stava dalla parte degli oppressi più che degli oppressori.
Non esprimo giudizi sull’operato del tre preti e neanche li giudico dal punto di vista della legge: probabilmente si sono comportati seguendo le norme relative all’accattonaggio. O forse no? Il Codice Penale regolamenta l’accattonaggio che è lecito, se è “una legittima richiesta di umana solidarietà” e “non intacca né l’ordine pubblico né la pubblica tranquillità”. Si prefigura l’ipotesi di reato se vengono impiegati minori, se c’è sfruttamento di animali o impiego di mezzi fraudolenti o che ostentino mutilazioni e disabilità.
Non esprimo neanche giudizi di merito sulle parole dell’anziana signora.
Tuttavia penso che Gesù non si sarebbe comportato come loro.
E se la religione cattolica insegna ai suoi seguaci ad amare Gesù, credo che lo si debba amare senza se e senza ma. Non vale dire “Io amo Gesù ma?” perché è proprio quel “ma” la discriminante tra chi lo ama incondizionatamente e chi no.
Senza scomodare Gesù, aggiungo che sono tornata in Duomo Domenica sera e Lunedì mattina per l’ultimo saluto a Franco Mutti, un cittadino di cui Tortona non può che essere fiera, sempre in difesa dei diritti dei poveri, delle minoranze etniche, delle persone con disabilità, degli animali. Tra la folla oceanica presente, non ho notato se ci fosse la signora mendicante ma, da come conoscevo Franco, sono certa che sarebbe stato contento di vederla lì, pure col piattino per l’elemosina.
Paola Re
Effettivamente non posso dare torto ai sacerdoti che hanno allontanato la mendicante. E’ comprensibile per chi é in chiesa a pregare che può dare fastidio vedere qualcuno che viene a “disturbare” . La nostra lettrice purtroppo è atea e magari certe cose non le può comprendere ma per un credente il rapporto con Dio, specie in chiesa, è unico.
Quindi, da un certo punto di vista hanno fatto bene i sacerdoti ad allontanare dalla chiesa la mendicante che magari era pure una nomade, forse di quelle che abitano al campo sulla provinciale e non pagano l’acqua, costi che ricadono sulla comunità e che paghiamo tutti noi…
Al tempo stesso, invece, hanno fatto molto male i sacerdoti, ad allontanare la signora che chiedeva l’elemosina. Un buon cristiano deve essere caritatevole. Questo non ce lo insegna solo la religione ma anche il buon senso e la logica umana di aiutare i nostri simili. A maggior ragione dovrebbero farlo coloro, cioè i sacerdoti, chiamati ad operare nel nome di Dio. Un Dio che è soprattutto carità.
Era logico aspettarsi un aiuto, e se proprio non si voleva dare del denaro, un aiuto concreto di ciò che aveva bisogno la signora.
Purtroppo – e lo sappiamo bene – oggi con la scusa di chiedere l’elemosina ci sono persone che ne approfittano quindi è sempre difficile valutare ogni situazione, ma un sacerdote non deve farsi domande, il suo ruolo è chiaro, lapalissiano.
Colgo l’occasione per raccontare un recente aneddoto di cui sono stato involontario testimone poche settimane fa e riguarda un grande gesto di solidarietà dei gestori di un bar di corso Alessandria, di fronte al municipio, molto frequentato dai giovani: un nordafricano era entrato per vendere delle rose e si era lamentato che aveva fame. Loro non hanno acquistato nessuna rosa, però gli hanno offerto cappuccino e brioche ed anzi gli hanno risposto che poteva venire anche tutti i giorni a far colazione se proprio era disperato. E parlavano molto seriamente.
Indovinate com’è finita.
Il Direttore
16 maggio 2012