Due imprenditori arrestati, 11 persone denunciate, 57 segnalate ad altri Comandi della Guardia di Finanza e il sequestro di un immobile del valore commerciale di un milione di euro: sono queste le risultanze di una complessa e articolata indagine condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Alessandria nei confronti di un associazione criminale finalizzata alla commissione di reati fallimentari e fiscali.
I due arrestati erano i rappresentanti legali di una società di Casale Monferrato, un tempo attiva nel settore dei semilavorati di rame, successivamente condotta al fallimento da una gestione truffaldina che era riuscita nel tempo a svuotare le casse societarie.
Le indagini svolte dai militari della Guardia di Finanza hanno infatti portato alla luce una serie di illecite operazioni che avevano privato la società di ingenti disponibilità finanziarie, pari a oltre 5 milioni e mezzo di euro. Tra queste:l’apertura, presso istituti bancari Italiani, di conti correnti extracontabili, dove veniva fatto affluire denaro distratto dalle casse societarie e derivante dalla vendita “in nero” di merce per un valore di circa 3,7 milioni di euro e il trasferimento all’estero (Spagna e Regno Unito, soprattutto), su conti correnti intestati a società di comodo, di circa 1,8 milioni di euro, attraverso l’acquisto simulato di merce mediante l’utilizzo di false fatture.
La strategia messa in atto dai 13 indagati, residenti tra la Lombardia e il Piemonte, era volta anche a ottenere cospicui anticipi dal sistema creditizio sulla scorta della presentazione di ricevute bancarie risultate false, per un ammontare complessivo di circa 3,5 milioni di euro, in quanto riferibili a società non aventi rapporti con quella monferrina perché per lo più inesistenti o inattive. Le somme così ottenute venivano poi dirottate su conti correnti accesi presso istituti bancari diversi da quelli utilizzati dalla società e trasferiti verso società estere riconducibili agli indagati.
Nel corso delle indagini è stato inoltre scoperto che con parte del denaro, uno dei titolari arrestati ha acquistato un immobile ubicato nel comune di Arenzano, del valore commerciale di un milione di euro, intestandolo fittiziamente a una società estera, con sede nell’isola di Man, controllata da due società delle Isole Vergini britanniche, entrambe riconducibili allo stesso acquirente e a suo figlio.
Per questo motivo, mentre i due imprenditori finivano in carcere, l’immobile veniva sequestrato ai fini di un’eventuale confisca a garanzia anche del debito accumulato nei confronti del Fisco, avendo la società evaso imposte dirette e indirette per oltre un milione e mezzo di euro.
Sempre sul fronte fiscale, sono stati infine segnalati ai competenti reparti del Corpo ben 57 evasori totali, dislocati per la maggior parte nelle regioni del nord Italia, emersi nell’ambito delle indagini perché utilizzati anch’essi per ottenere l’apertura di linee di credito da parte di una decina di banche operanti sia nel casalese che nella provincia di Milano.
17 maggio 2012