Gli insegnanti della scuola media “Luca Valenziano” alla guida del preside, Carlo Buscaglia, hanno inviato a tutti i giornali, al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, al Ministro della Pubblica istruzione e a tutta una serie di soggetti istituzionali fra cui, la Provincia ed i parlamentari della zona, una lettera durissima in cui accusano il Comune di Tortona di non aver preso sufficientemente in considerazione il parere del mondo scolastico tortonese nella predisposizione del Piano Scolastico.
Una lettera lunghissima ma che esprime, in modo inequivocabile, la scarsa attenzione che Il Comune ha avuto verso i ragazzi e i loro genitori, oltre che verso gli insegnanti.
“I docenti della scuola media Luca Valenziano di Tortona – scrivono i firmatari della missiva – intendono esprimere la loro amarezza e delusione circa la soluzione adottata per il piano di dimensionamento, la verticalizzazione con la scuola primaria e la divisione in istituti comprensivi.
Piena è la consapevolezza del fatto che ormai il Ministero della pubblica istruzione e la Regione abbiano avallato la decisione proposta dagli amministratori comunali.”
Malgrado questo, nel rispetto delle famiglie dei ragazzi, i docenti hanno ritenuto opportuno esternare questo disappunto, facendo presente ai destinatari della lettera che la scuola è sempre stata contraria a questo tipo di scelta imposta dall’alto, presa senza tenere conto del parere e delle esigenze degli utenti.
“La nostra scuola da molti anni ormai – aggiungono gli insegnanti della Valenziano – collabora con le istituzioni cittadine e le agenzie territoriali, culturali, socio-sanitarie, secondo una progettuale partecipata e condivisa, che ha portato alla realizzazione di esperienze significative e formative per gli alunni, tra cui la realizzazione del Consiglio Comunale Ragazzi e l’attuazione del Patto per la Scuola. L’abitudine ad un lavoro di rete, totalmente in antitesi con questa logica di scorporamento, ha illuso gli insegnanti circa la possibilità di poter dialogare e di giungere ad una soluzione possibile e didatticamente non lesiva. Purtroppo ciò, inspiegabilmente, non è avvenuto. E la logica di questa operazione, sfugge. Siamo perfettamente consapevoli della necessità di risparmio e razionalizzazione delle risorse, che però non deve andare a discapito della qualità e del mantenimento di prassi di lavoro volte a valorizzare la formazione completa degli alunni.”
LA PESANTE ACCUSA RIVOLTA AL COMUNE
“Il corpo docenti e i genitori – scrivono al Ministro – sono stati completamente ignorati e soprattutto spiazzati di fronte alla rapidità con cui si è compiuta una scelta così importante e carica di implicazioni organizzative e gestionali. Calata sulla testa di centinaia di studenti! Dal momento che nella nostra provincia è stato attuato un numero sufficiente di dimensionamenti, sarebbe stato opportuno attendere un anno prima di arrivare a una scelta definitiva, posizione peraltro sostenuta da altre amministrazioni, in attesa di direttive più dettagliate e confortati da esperienze nel frattempo realizzate. La nostra scuola ha confidato fino all’ultimo nella possibilità di rimandare la decisione, per valutare tutte le esigenze in modo tale da non scontentare buona parte della cittadinanza, ma la chiusura è stata totale e non ci si spiega la motivazione.”
Gli insegnanti sottolineano che il loro sforzo é volto a garantire un’educazione completa, non verrà certo meno, nonostante le risorse siano dimezzate.
CONCLUSIONI
“Considerate le ristrettezze economiche del momento e i tagli in termini di risorse umane – concludono i firmatari della missiva – sarebbe stato più logico unire e non dividere, condividere e non imporre. La conclusione di quanto fin qua sostenuto, ancora una volta, ci induce a pensare che la scuola e la cultura non godano di quell’attenzione che ci si aspetterebbe in una società che dovrebbe investire sul futuro dei giovani. La vita civile del paese potrà essere adeguatamente elevata verso obiettivi più alti solo nel momento in cui , veramente, chi amministra la cosa pubblica persegua il bene comune e non si perda invece in logiche più ristrette, dimostrando una cieca e totale chiusura e una scarsa conoscenza delle problematiche. Non è questo un fatto oggi così scontato: la formazione culturale ed intellettuale non viene considerata un valore primario e spesso è retrocessa a posizione di secondo piano.”
16 marzo 2012