Il Tavolo dei relatori

Giovedì sera, nella sala Pessini di Castelnuovo Scrivia, è stata fatta una attenta disanima del progetto Centrale incenerimento biomasse che vorreebbero costruire a Casei Gerola.

Tre gli interventi particolarmente ricchi di dati tecnici, presentati con chiarezza estrema.

Federico Valerio, chimico, ex direttore del settore ambientale al Centro tumori di Genova, ha sostenuto che la scelta di bruciare biomasse è la peggiore possibile per la forte presenza di elementi cancerogeni nei fumi ed è dettata dal semplice fatto che sono notevoli i contributi statali, contributi che ora l’Europa fortunatamente sta eliminando proprio per centrali di questo tipo. Ha tutte le caratteristiche di un inceneritore funzionale anche per l’ncenerimento di rifiuti. Ha proposto in alternativa un biodigestore, decisamente meno impattante, che produca biogas metano da immettere nella rete dei gas provenienti dalla Siberia o dalla Libia. Assurda la scelta, estremamente onerosa, con resa modesta e moralmente discutibile di utilizzare i campi per aumentare l’effetto serra, anziché abbatterlo, e di accantonare la produzione di cibo o sostanze utili come la cellulosa.

Forte della sua esperienza in tutta Italia, ha sostenuto che nel suo settore questa centrale è la più grande fra tutte quelle da lui esaminate.

Lelio Morricone, primario presso l’ospedale di San Donato e presidente dell’associazione “Vivere Predosa”, ha descritto, utilizzando studi recenti e prestigiosi, gli effetti sulla salute degli uomini, degli animali e anche delle coltivazioni. Il concetto di fondo espresso da Morricone è il seguente: il proponente dice che le immissioni di polveri sottili, di diossina,e di altre sostanze saranno minime, ma in una situazione già compromessa, come quella del territorio fra Tortona e Po, ogni aggravio peggiora la situazione esistente e va contro le normative europee.

Alberto Mallarino, agronomo, profondo conoscitore della realtà agricola e vegetazionale dell’area circostante Casei, ha espresso un giudizio positivo su piccoli impianti anaerobici che utilizzano vegetali per la produzione di gas; ma ha spiegato che non esiste alcuna documentazione dettagliata sull’utilizzo del sorgo come si vorrebbe fare a Casei e che la pianta è troppo ricca di umidità per l’incenerimento, a meno che non si svolgano operazioni costose, lunghe, con macchinari non ancora esistenti e con ampi spazi per il disseccamento.

 

LE PROTESTE DEI SINDACI

Fra gli altri interventi vanno segnalati quelli dei sindaci Pierangelo Luise, Candido Meardi, Ernesto Nobile che hanno dichiarato la loro indignazione per non essere stati consultati per tempo o per nulla; hanno riassunto quanto fatto e letto la delibera unitaria adottata dai Comuni di Castelnuovo, Molino, Pontecurone, Isola, Guazzora, Alzano e Sale.

A commento della amarezza del sindaco di Molino derivante dalla presa di posizione della CGIL pavese, dura e un po’ spocchiosa nei confronti di chi ha il dovere di tutelare un territorio e i suoi cittadini, Giuseppe Stella ha ricordato che l’intervento dell’Aspropat, un chilometro più in là, costato due milioni di euro ha innescato l’assunzione di 17 persone e l’assistenza tecnica a 180 famiglie di agricoltori, a fronte di un intervento previsto a Casei intorno ai 75 milioni per reinserire nell’attività produttiva 22 ex dipendenti dello zuccherificio, spazzato via con una coda infinita di interessi e ricavi di pochi , una bonifica di cui non si capisce bene la conclusione, di un riutilizzo dell’area inesistente.

30 marzo 2012

 

Il folto pubblico presente