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ALESSANDRIA: Ricordati i 4 giovani francesi uccisi un anno fa. Parenti e amici arrivati dalla Francia

Il suv che ha ucciso i 4 francesi

Sono arrivati dalla Francia, questa mattina presto dopo avere viaggiato tutta la notte, percorrendo anche quella strada sulla quale nell’agosto scorso il Suv impazzito (nella foto a fianco e in apertura) guidato contromano sull’A26 dall’albanese Ilir Beti li ha uccisi. Familiari e amici dei quattro ragazzi francesi morti per il violento scontro frontale nel territorio di Rocca Grimalda hanno voluto portare la loro battaglia di giustizia in Alessandria perché “i nostri figli non siano morti per niente”, ha spiegato Christine Lorin (presidente dell’associazione ‘Un chemin pour demain’) che oggi non può festeggiare con Vincent i suoi 28 anni. Prima nell’incontro organizzato nella sede Enaip con l’Associazione Famigliari Vittime della Strada e l’Istituto Cuniolo, grazie alla fattiva collaborazione dei consiglieri comunali Ezio Sestini e Gianni Ivaldi, poi a piedi per le vie del centro fino a raggiungere la Prefettura, l’appello all’unisono è stato per chiedere il riconoscimento per legge del reato di omicidio stradale. Un appello cui si è unito il sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio.

“Si tratta – ha commentato il primo cittadino – di un problema che va affrontato sotto diversi aspetti. Oltre alla certezza della pena, occorre portare avanti un mirato processo di trasformazione culturale. Da tempo la Polizia municipale è operativa nelle scuole per informare e formare i giovani che, come emerso di recente dal progetto ‘Ness’ (No ebbro Sì sobrio), non sono sempre e i soli responsabili delle morti sulle strade, in particolare il sabato notte”. Il fenomeno, perlomeno sul territorio alessandrino è diverso: su un campione di 462 conducenti controllati, 22 sono risultati positivi, di cui il 28,57 per cento con meno di 21 anni ma alla guida con un tasso alcolemico inferiore a quello previsto per la sanzione; le patenti ritirate sono state 12, di cui nessuna a ragazzi under 21, 5 tra i 31 e i 35 anni, una tra 36 e 40, 4 oltre i 41 anni. “Non c’è quindi solo la discoteca a fare paura, ma anche i ristoranti o una semplice cena tra amici. Importante diventa quindi l’autocontrollo. Fondamentale poi la sicurezza delle strade, da garantire attraverso interventi che incidano in maniera diretta sui comportamenti di chi si mette al volante, come nel caso della Zona 30 realizzata in corso Acqui al quartiere Cristo. Per arrivare, infine, alla pena, certa e sicura, giusta. Come sindaci al tavolo di Parma ci siamo confrontati più volte con l’allora ministro Roberto Maroni e continueremo a fare nostra questa battaglia”.

5 febbraio 2012

 

 

 

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