L’incontro di Carrosio di sabato 8 febbraio, che a detta degli organizzatori doveva fugare ogni dubbio e allarmismo sulla questione amianto in relazione ai lavori per il Terzo Valico, non ha fatto altro che aumentare quei dubbi sia sul merito che sulla correttezza delle procedure per la realizzazione dell’opera.
In particolare è emerso quanto segue:
– i sindaci dell’alta Val Lemme hanno confermato il loro schieramento a fianco dei proponenti l’opera nonostante abbiano ammesso in diretta (contraddicendo, purtroppo soltanto quando se n’era già andata, ciò che aveva affermato poco prima la rappresentante di RFI) che nessuno ha finora mostrato loro un’analisi dei costi e dei benefici che la linea AV-AC Genova – Tortona comporterebbe; e questa era una delle pregiudiziali all’opera che loro avevano indicato e sottoscritto, insieme ad altri sindaci della zona e alla Provincia, nella richiesta al Governo di moratoria dei lavori del 9 marzo 2013;
– il cosiddetto “protocollo provvisorio” in base al quale sarebbero iniziati i lavori (che il sindaco di Voltaggio ha sempre smentito che fossero in atto) è un documento “fantasma” non contemplato dal diritto amministrativo in base al quale qualsiasi norma, per essere cogente, deve essere ratificata (n. di protocollo e data) come atto ufficiale dell’ente preposto; il fatto che venga citato nella determina del 2 agosto del Ministero dell’Ambiente, sempre senza citarne gli estremi, non significa che esso sia a tutti gli effetti un atto pubblico, ma piuttosto un documento di lavoro che non può autorizzare proprio niente;
– la stessa cosa vale per la “valutazione di incidenza” relativa all’intervento nel SIC Capanne di Marcarolo con il deposito di “smarino” nell’ex cava Cementir: nonostante sia stata da noi ripetutamente richiesta alla Regione, che aveva competenza sul SIC all’epoca della presunta redazione (2003), abbiamo assistito a un sistematico “passarsi la palla”, in tutto il suo valore semantico, tra Regione e Ministero; la rappresentante della Regione ha asserito che tale documento sarebbe stato di competenza del Ministero, ma tutti continuano a citarlo, come nel caso del “protocollo provvisorio”, senza indicarne mai gli estremi e sostengono che sarebbe contenuto nella procedura di VIA istruita dal Ministero; noi facciamo notare a costoro che il DPR n.557 del 1997 e le successive integrazioni stabiliscono senza equivoci che la procedura di VIA ingloba la Valutazione di incidenza, ma non la sostituisce, e quindi tale valutazione deve essere prodotta come documento autonomo e citata nei suoi estremi specifici, altrimenti vuol dire che non c’è;
– il sindaco di Voltaggio ha voluto ribadire che nel deposito dell’ex cava Cementir verrà messo soltanto il “sottoprodotto” terra da scavo e non il “rifiuto speciale” amianto che dovesse fuoriuscire dal cunicolo; crede davvero il nostro sindaco che possa farsi una separazione così netta della “seta e degli stracci” e che del materiale e delle polveri di amianto non finiranno comunque nel gigantesco cumulo che incomberà sul Lemme? E che dire del nastro trasportatore che scorrerà dal cantiere alla cava sulla testa di coloro che percorreranno la strada della Bocchetta? Gli abitanti di Molini si sentiranno pienamente tutelati dalle centraline di rilevamento polveri a terra quando la “benedizione” arriverà loro dal cielo?
– secondo il “protocollo amianto”, sempre “provvisorio” perché ancora non è stato approvato, il geologo che controllerà il fronte di scavo dipenderà dal General Contractor così come il laboratorio permanente di analisi delle rocce che dovrà essere presente in cantiere: in pratica il controllato sarà anche il controllore; noi ribadiamo la stessa domanda che abbiamo posto al direttore dell’Arpa Piemonte: sarà in grado l’ente regionale di tutela ambientale, vista la scarsità di organico lamentata anche dal dirigente stesso, di intervenire tempestivamente qualora si dovessero registrare valori di dispersione nell’aria di fibre superiori a quelli previsti per legge? Non potrebbe a quel punto essere troppo tardi per prevenire una contaminazione?
Rafforzati nei nostri dubbi circa la necessità e la pericolosità ambientale dell’opera, non dormiremo certamente sonni tranquilli se i lavori dovessero cominciare a pieno regime. Ma continueremo a lottare per la tutela della salute dei cittadini della valle e contro questo spreco di denaro pubblico per un’opera sulla quale tutti, persino gli stessi committenti, hanno forti perplessità e forse anche un po’ di vergogna in quanto non riescono a dare, se non nascondendosi dietro a qualche slogan, una giustificazione plausibile alla sua realizzazione.
Afa – Amici delle ferrovie e dell’Ambiente
16 febbraio 2014